Oggi 12 gennaio cade il quarto anniversario del sisma che ha devastato Haiti. Ci sono ancora campi profughi (in particolare a Carrefour) senza servizi igienici e senza prospettive per gli occupanti. Ci sono anche tante persone che sono riuscite a sopravvivere prima e a vivere poi, e che riescono a vivere bene o almeno in modo accettabile. In questi quattro anni, molti scandali sulla gestione dei fondi internazionali e anche diverse opere hanno in qualche modo acceso i riflettori su questa mezza isola. Tra queste ultime citiamo Tout bouge autour de moi di Dany Laferrière, che si trovava ad Haiti durante il terremoto insieme a molti altri scrittori e intellettuali per partecipare a una kermesse letteraria e racconta in Tout bouge che cosa è successo in quei giorni. Notevole anche État (tradotto anche in inglese con il titolo State) di Paolo Woods e Arnaud Robert, un libro fotografico e documentario di cui Laferrière ha scritto la prefazione.
Entrambe le opere sono prive di autocompiacimento, non è nello stile degli autori piangere miseria. Entrambe ci mostrano Haiti ma fanno riflettere anche sul nostro paese, per tanti versi simile ad Haiti. Perché anche da noi i campi profughi post-terremoto sopravvivono per anni, le catastrofi naturali sono sminuite e messe a tacere mediaticamente per mera speculazione finanziaria, le appropriazioni indebite di denaro pubblico non si contano più. Ma le analogie finiscono qui. L'Italia è un paese molto ricco rispetto ad Haiti e forse meno combattivo. Dal passato e dal presente di Haiti possiamo ancora imparare.