Università di Parma, 30 ottobre 2014, ore 9,15
"Scusi, è lei la professoressa Ghinelli?"
"Sì, sono io."
"Può uscire un attimo? Le devo parlare."
"Non posso uscire perché i miei studenti stanno facendo un esame scritto. Se è una cosa urgente entri lei e mi dica."
"Io sono XY (uno studente iscritto all'esame in corso e che non si era presentato all'appello di qualche minuto prima) e vorrei prendere accordi con lei per superare l'esame"
"..."
"Cioè, vorrei sapere se, magari in un'altra data..."
"Guardi, io sono docente a contratto, ho scelto di non rinnovare per quest'anno e oggi dovrebbe essere il mio ultimo giorno di presenza a Parma, dato che vivo in un'altra città."
"Eh, sì anch'io... sono di Roma"
(mostro perplessità)
"No, perché, sa, io sono alla mia terza laurea, ho quasi finito, mi mancano solo questi esami di lingua ma, francamente io le lingue non le so: sono notaio!"
"Il mio esame è scritto ed è un esame di francese, lingua che bisogna conoscere per superarlo. Chissà, forse il prossimo docente farà un esame orale e magari lei riuscirà a prepararlo."
"Non mi sono spiegato: io le sto chiedendo, forse sfacciatamente, se può farmi superare l'esame perché questo scritto, faccia vedere come sarebbe (guardando il materiale d'esame appoggiato sul tavolo)... per me sarebbe impossibile da superare".
Davanti al mio sdegnato rifiuto, lo studente insiste ancora un po' e poi se ne va con, dipinta sul volto, la delusione di colui al quale è stato negato il dovuto.
Colpiscono l'arroganza la grande naturalezza con la quale questo sedicente notaio (sarebbe stato grave anche se si fosse detto panettiere ma, neanche a farlo apposta...) mi chiede di commettere un reato e si permette pure di insistere. Evidentemente ha già comprato o ricevuto in regalo esami che non ha mai sostenuto. D'altra parte i docenti a contratto lavorano a volte gratis e a volte a fronte di compensi irrisori, quindi forse questo li rende facilmente corruttibili. Forse mi ha detto delle bugie: non lo so perché non lo avevo mai visto e spero di non rivederlo mai più, ma se questa è la sua tecnica, ci credo che ha tre lauree!
Questo episodio mi ha imbarazzato e turbato molto più di quanto abbia imbarazzato e turbato l'altro protagonista del dialogo. Chiaramente un episodio non permette di generalizzare e lo trovo particolarmente vergognoso proprio perché potrebbe portare a screditare anche altri studenti seri e studiosi. A Parma come altrove ho incontrato studenti corretti e anche studenti scorretti (che cercano di "negoziare" il voto d'esame pur non sognandosi nemmeno di rifiutarlo, implorano un pre-appello per poter valutare l'insegnante conoscendo il voto che l'insegnante ha dato...) ma davvero non avevo mai incontrato nessuno che volesse indurmi a delinquere. Mi rattrista constatare che l'università nella quale io stessa mi sono laureata abbia almeno un iscritto come questo signore, e l'episodio mi ha fatto riflettere su questioni più vaste riguardanti l'istruzione e l'educazione.
Forse invece di lavorare sulla semplificazione a tutti i costi bisognerebbe lavorare sulla complessità e cercare di permettere a chi lo desidera di imparare qualcosa e di ottenere un certificato che attesti che cosa ha imparato, che livello ha raggiunto nelle diverse discipline. Forse bisognerebbe smettere di credere che un docente ha interesse a promuovere degli ignoranti e certamente bisognerebbe evitare di far sorgere questo interesse (ad esempio valutando e soprattutto retribuendo i docenti sulla base del numero di promossi nelle loro classi, o sulla base dei voti d'esame dei loro studenti). In ogni caso questo episodio associato agli altri cui ho accennato mostra chiaramente che qualcosa non va e la direzione che si sta prendendo in ambito educativo in Italia, ma forse anche in Europa, non è quella giusta. Stiamo a disquisire sulla personalizzazione della didattica quando purtroppo la realtà dimostra che la personalizzazione può anche produrre, come risultato immediato, eserciti di sedicenti studenti che credono che tutto sia dovuto e non vedono la loro formazione e il loro apprendimento come un obiettivo. Che amarezza.
Forse invece di lavorare sulla semplificazione a tutti i costi bisognerebbe lavorare sulla complessità e cercare di permettere a chi lo desidera di imparare qualcosa e di ottenere un certificato che attesti che cosa ha imparato, che livello ha raggiunto nelle diverse discipline. Forse bisognerebbe smettere di credere che un docente ha interesse a promuovere degli ignoranti e certamente bisognerebbe evitare di far sorgere questo interesse (ad esempio valutando e soprattutto retribuendo i docenti sulla base del numero di promossi nelle loro classi, o sulla base dei voti d'esame dei loro studenti). In ogni caso questo episodio associato agli altri cui ho accennato mostra chiaramente che qualcosa non va e la direzione che si sta prendendo in ambito educativo in Italia, ma forse anche in Europa, non è quella giusta. Stiamo a disquisire sulla personalizzazione della didattica quando purtroppo la realtà dimostra che la personalizzazione può anche produrre, come risultato immediato, eserciti di sedicenti studenti che credono che tutto sia dovuto e non vedono la loro formazione e il loro apprendimento come un obiettivo. Che amarezza.