Avevo già parlato qui di Mariolina Bertini e della sua leggerezza. Come mi ha ricordato scherzosamente Mariolina stessa nelle parole con le quali mi ha autografato una copia del suo Torino Piccola, uscito alla fine del 2018 presso le edizioni Pendragon, avevo notato in altra occasione quanto le piacciano le "storie". In questo suo scritto a carattere autobiografico che procede leggiadro tra un ricordo e l'altro, emerge prepotentemente la sua passione per gli intrecci. Inserendosi volontariamente nell'impulso collettivo a salvare la memoria del Novecento, comune nel suo cerchio di conoscenze e frequentazioni, Mariolina decide di contribuirvi giustapponendo immagini, aneddoti e frammenti che possono avere un interesse documentario ma anche costituire un puro divertissement. L'interesse documentario deriva dal fatto che, più di qualsiasi dato e di qualsiasi data, questi ricordi personali trasmettono un'atmosfera, un'epoca e una visione del mondo che oggi non avrebbero ragion d'essere, perché gli eventi storici, le scoperte scientifiche e i progressi tecnologici hanno permesso al secolo breve di chiudere un'era, e l'umanità del ventunesimo secolo non ha più le stesse priorità di prima, e forse nemmeno le stesse velleità. Chi però come Mariolina ha la fortuna di aver vissuto a lungo e intensamente sia in un secolo che nell'altro riceve talvolta in dono quell'ironia, graffiante senza essere fuori posto, che costituisce probabilmente l'unico modo per attraversare indenne due secoli così densi. Il secondo elemento di interesse documentario consiste nel fatto che l'entourage dell'autrice, che si tratti di parenti o di amici, è costituito in gran parte da persone di vasta cultura, note almeno nel loro settore, spesso anche oltre, e pertanto questi episodi anche intimi e confidenziali vanno spesso a completare il ritratto di un personaggio al quale molti lettori possono essere interessati per studio o per lavoro. Quando però ai personaggi del libro manca una levatura culturale, una notorietà professionale, una certa celebrità, l'autrice non esita a descrivere un aspetto della loro personalità che ce li rende familiari e inconfondibili, permettendoci al contempo di fantasticare sugli usi e costumi del secolo scorso. Naturalmente questi usi e costumi si evolvono da un ricordo all'altro, e sta al lettore intravedere quali sconvolgimenti politici e sociali abbiano portato a tanti e tali cambiamenti.
Sono grata, insomma a Mariolina per Torino Piccola, per il mondo che ci dischiude, ma soprattutto per l'autoritratto che affiora da tutti questi brevissimi racconti, come quando, osservando le nuvole, per un attimo ci pare di riconoscere un volto noto.