Chi segue questo blog sa che raramente i post sono dedicati a fatti di attualità. Eppure ci sono argomenti che sono sempre attuali, come quello della migrazione, e questa costante attualità li rende adatti a confluire in un nuovo canone letterario e artistico. Oggi vorrei parlare di un testo uscito nel 2018 per add editore, nella traduzione di Maurizia Balmelli e Silvia Mercurio.
L'opera di Patrick Chamoiseau intitolata Fratelli Migranti (in originale Frères migrants, Seuil, 2017) si apre con diverse citazioni tratte da autori raramente associati tra loro. Il filo conduttore tra queste citazioni è l’immagine simbolica delle lucciole nella notte. Quest’immagine costituisce anche filo rosso e chiave di lettura dell’intera opera, imperniata attorno all’idea che le lucciole non costituiscano una luce che indica il cammino, quanto una presenza, nel senso più ampio del termine, che modifica la notte.
Il tema
principale è la questione dei migranti interpretata da un punto di vista
secondo il quale la volontà di cambiamento sul piano dell’etica deve
interessare anche il piano estetico al fine dell’insorgenza di una visione
efficace. Tale visione o rappresentazione deve smarcarsi dalle logiche
neoliberistiche e dalle leggi di mercato per privilegiare una sensibilità che
riesca ad abbracciare lo slancio di ogni vita verso ogni vita e il sottile
legame tra battaglie giuste e apparentemente slegate tra loro. Il testo si
chiude con una “dichiarazione dei poeti” che mostra i limiti delle politiche
internazionali nei confronti dei migranti alla luce dei concetti di relazione e
di orizzontalità.
Si tratta di un testo strutturalmente complesso, che esprime però concetti universalmente condivisibili, che sottolineano la distanza ormai incolmabile tra le scelte politiche della maggioranza dei governi mondiali da una parte e, dall'altra, un sentire e una cultura che si sta diffondendo indipendentemente dalle ormai antiche strutture nazionali.
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